Che cos’è la rabdomanzia?
È un’arte divinatoria che veniva utilizzata, al tempo che fu, per trovare nel sottosuolo acqua e oggetti metallici.
Nel 1931 questa tecnica fantasmagorica approdò anche a Capena nella conturbante figura di Maria Mataloni.
Durante gli scavi che portarono alla luce i resti degli antichi splendori capenati, fu considerato fondamentale l’apporto di Maria Mataloni e del futuro marito Costantino Cattoi, Tenente Colonnello dell’aviazione italiana.
Maria Mataloni, alla stregua di una sensitiva, si mosse sui terreni di Leprignano armata solo di una verga. Questo legno a forma di Y oscillava tra le sue mani ogni qualvolta nel sottosuolo fosse presente l’elemento cercato. A questo proposito l’Istituto Luce conserva un video molto suggestivo in cui si vede la rabdomante all’opera proprio a Capena: la verga, teoricamente captando dal terreno le onde elettromagnetiche, trasmette l’energia alla donna roteando incessantemente tra le sue mani.
Ma come arrivarono la Mataloni e Cattoi a Capena?
Mataloni e Cattoi si conobbero nel 1930 a porto Santo Stefano dove la rabdomante, già nota per le sue qualità, stava partecipando ad una ricerca idrica.
Il Tenente Colonnello rimase affascinato dalla donna, cogliendo inoltre le potenzialità intrinseche alle sue capacità.
Cattoi, originario di Frosinone ed eroe della prima guerra mondiale, è considerato infatti l’inventore della prospezione fotografica applicata alla cartografia.
Da esperto aviatore qual era, si rese conto ben presto di quanto fossero importanti le rilevazioni aeree per la topografia e la cartografia. L’incontro con Maria Mataloni fu però il vero punto di svolta: fondarono insieme la società radiogeotecnica di Grosseto, con lo scopo di effettuare ricerche idriche, minerarie ed archeologiche nel sottosuolo.
Così, interpellati dalla sovrintendenza, arrivarono anche a Leprignano, dando un contributo notevole che rimase nella memoria del paese.
La straordinaria capacità di Maria Mataloni balzò agli occhi del mondo archeologico proprio in occasione degli scavi capenati: intuì infatti la presenza delle rovine nel sottosuolo guardando le immagini aeree che le sottopose Cattoi.
Il resto è storia, narrata ai posteri grazie ad una bacchetta di legno.
Per comprendere il lavoro svolto negli anni dalla ditta Mataloni/Cattoi, basti pensare che riuscirono a far dotare di un acquedotto autonomo ben 120 aeroporti, scoprirono inoltre giacimenti di gas, laghi sotteranei in Libia e molto, molto altro.
Maria Mataloni sposò il suo eroico tenente il 10 giugno 1933 (testimone di nozze Italo Balbo) ed ebbe due bimbe, Giovanna Atlantina e Maria Pia.
Continuò la fortunata carriera di rabdomante al fianco del marito, finché la perdita della vista non mise fine alle sue facoltà rabdomantiche.
Resta fermo però che la stampa dell’epoca si interessò di lei proprio a seguito della scoperta di un gioiello sotterraneo e incontaminato chiamato Capena, lasciando ai posteri tracce di eterno splendore e il desiderio mai domo di storie incantate.
Immagine di copertina: Francesca Betti
Lascia un commento