Qualcuno ricorda cosa significa davvero morire per fame?
È di ieri l’anniversario dell’uccisione di dieci donne, madri di famiglia, che osarono chiedere pane a fronte della fame più atroce.
Siamo a Roma, è il 1944.
Il 26 marzo il generale nazista Kurt Mälzer, comandante della capitale durante l’occupazione, aveva ridotto da 150 a 100 grammi per persona la razione giornaliera di pane destinata ai civili.
Le proteste divamparono nella città, con assalti ai forni e dimostrazioni di forte malcontento.
Le donne erano solite accalcarsi al mattino presto per mettersi in fila ed aspettare la razione quotidiana di pane, sempre più scarsa ed insufficiente per sostentare le proprie famiglie.
Il pane c’era, beninteso, solo che fascisti e nazisti avevano una corsia priviliegiata grazie alla quale uscivano dai forni carichi e soddisfatti, mentre il popolo aspettava in fila sperando rimanesse qualcosa per la loro misera razione.
Il 7 Aprile a Testaccio numerose donne, stremate dalla fame e scosse dalle angherie degli occupanti nazisti, assaltarono il forno “Tesei” pur di dare da mangiare alle proprie famiglie.
Questo assalto era solo uno dei tanti che avvennero all’epoca nella capitale, ma la sfortuna volle che il forno in questione non fosse ad appannaggio di soldati semplici, bensì servisse a rifornire gerarchi nazisti. La rappresaglia fu atroce e fulminea: dieci donne furono condotte lungo il “ponte di ferro” e fucilate. Si ha testimonianza certa che almeno una di loro fu violentata e buttata come spazzatura sotto il ponte.
In pochi conoscono questa storia, dai più scoperta solo dopo la liberazione. Un accenno ad essa possiamo però trovarlo nel libro “19 luglio, Cadono le bombe“, nella parte in cui l’autrice, Elvira Tomassetti, ricorda che anche nel suo quartiere di origine, San Lorenzo, ci furono scontri nei forni per le razioni di pane. In quel caso però l’epilogo fu ben diverso: le donne riuscirono a mettere in fuga i soldati, stavolta fascisti, sorpresi mentre sottraevano dal forno interi sacchi di pane che avrebbero dovuto essere distribuiti alle persone che erano in fila.
Queste storie sono degne di esser narrate per mantenere viva la memoria.
Donne forti, coraggiose. Donne che accettarono la morte così come in vita avevano sfidato la sorte.
In memoria di: Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo.
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