Monte Tufello, Travaglini: “Lo Stato ci aiuti in questa battaglia per la legalità”

Monte Tufello, Travaglini: “Lo Stato ci aiuti in questa battaglia per la legalità”

È lunga e complicata la vicenda delle palazzine occupate in via Monte Tufello a Castelnuovo di Porto, una storia che parla di abusivismo, illegalità, noncuranza e inadempimenti. Sessanta famiglie vivono lì, solo alcune residenti, altre neanche censite.

È una storia che parte dagli anni 80, feroci e rampanti, talvolta spavaldi a disprezzo della legalità, quando il cemento si accumulava sulle terre sempre più maltrattate. Ed è una storia di amministrazioni comunali che si succedono, di confische, di tribunali, cause e ricorsi.

MONTE TUFELLO OGGI

Oggi la vicenda di Monte Tufello è approdata in Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle periferie.
Il sindaco Riccardo Travaglini ha sottoposto le problematiche riguardo la situazione kafkiana di Monte Tufello, chiedendo il supporto delle istituzioni per uscire dallo stallo burocratico in cui ristagna la vicenda. “I custodi giudiziari non hanno mai preso possesso degli immobili che sono rimasti senza custodia e senza manutenzione. Oggi abbiamo 60 famiglie, 250 persone in totale autogestione, con allacci abusivi, la corrente elettrica con fili volanti, bombole del gas utilizzate senza precauzione. con minori che vivono all’interno. Una situazione di pericolo che non è accettabile.
Un sindaco da solo non può farcela” ha aggiunto Travaglini “ho bisogno del supporto delle istituzioni sovraordinate e di garanzia. Lo stato aiuti questo comune nella sua battaglia per la legalità. In gioco non ci sono solo i problemi primari delle persone, ma anche un principio di fronte al quale lo stato non può arretrare”.
È intervenuto in audizione anche il vice comandante della Polizia Municipale del comune Filippo Salvucci, riallacciandosi al discorso in cui il sindaco ha descritto la situazione di Monte Tufello come quella di un’inaccettabile terra abitata da fantasmi. “Si fa molta difficoltà a reperire indirizzi, numeri civici, cassette postali, non abbiamo contezza delle facce delle persone che vivono lì, aggiungendo difficoltà operativa nel nostro lavoro di vigilanza del territorio”.

UNO SGUARDO AL PASSATO

Nel 2019 il Comune di Castelnuovo di Porto era riuscito ad acquisire a patrimonio le palazzine per porle sotto gestione pubblica. Sembrava la svolta decisiva, il primo segnale di un percorso verso la legalità. Nel 2021 però il Consiglio di Stato ha bocciato in ultima istanza questa gestione, rimettendo il bene in mano ai custodi.
Tutto da rifare, si torna nella terra dell’incerto e si va avanti con un contatore elettrico da cantiere che si rinnova ogni 3 anni e un debito per il consumo dell’acqua di circa 50.000 euro. Attualmente l’associazione il Giardino di Roma si relaziona con il Comune come soggetto unico in rappresentanza dei condomini per ciò che riguarda i pagamenti dovuti e per le bollette inevase. Ma nella terra dell’incerto nulla è semplice, e alcuni abitanti di Monte Tufello bloccano i pagamenti perché sostengono di non riuscire a prendere visione delle bollette per avere contezza esatta dei pagamenti dovuti.

GUARDARE AL DOMANI


Servirebbe un “anno zero”, ci dice Travaglini, un punto da cui ripartire con atteggiamento proattivo da parte delle istituzioni, certo, ma anche da parte di chi in quelle case ha deciso di andarci a vivere. Per questo motivo il sindaco assicura che a stretto giro si svolgerà un’assemblea pubblica proprio a Monte Tufello, per costruire un dialogo con quella parte di cittadinanza che non può più rimanere nell’ombra. Per la stessa ragione ha invitato i componenti della commissione parlamentare a venire a Castelnuovo di Porto per avere esperienza diretta con la realtà di cui ha parlato.

Sullo sfondo della vicenda restano gli ecomostri, scheletri di palazzine mai terminate che si affacciano sul nuovo polo logistico. Nessun futuro per loro, nemmeno la demolizione. Solo la speranza che un giorno siano ridotti in polvere e relegati nei cassetti dei danni subiti, quelli in cui si gettano i rifiuti senza banali possibilità di redenzione.

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