Gianni Curti, tracce di memoria sui sentieri incantati

Gianni Curti, tracce di memoria sui sentieri incantati

Esistono persone che lasciano più di una traccia quando se ne vanno da questo mondo, più di un ricordo, di una memoria.

Gianni Curti era proprio così: a quasi sei anni dalla sua scomparsa continua a scorrere sotto la pelle di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo.

La sua storia nasce tra le selve indomite della Tuscia, nelle bellezze di un territorio ricco di cultura e luoghi ancestrali. Scorci e sensazioni che erano l’essenza stessa di Gianni, appassionato esploratore di mondi sommersi.
Nella Tuscia si muoveva come un folletto tra i boschi: sentieri, monoliti e corsi d’acqua riempivano ogni giorno i suoi occhi curiosi, ogni volta che la terra chiamava lui rispondeva e ammirava i regali naturali offerti nell’antichità dal vulcano Cimino.

Partiva con pochi amici selezionati, molto spesso anche da solo, alla ricerca di qualcosa di nuovo tra la vegetazione fitta di un paesaggio bellissimo, o andava semplicemente a camminare su quelle terre a lui tanto care. Quando un’immagine di particolare suggestione gli faceva trattenere il fiato per la bellezza, Gianni si fermava e tirava fuori il cavalletto e la macchina fotografica. Erano minuti interminabili per cercare lo scatto perfetto, momenti in cui il dialogo interiore con la natura diventava indissolubile.

In ogni luogo risiede uno spirito, così sosteneva lui, un genius loci. A guardare quelle foto oggi, a distanza di anni, si direbbe che Gianni abbia saputo vederlo e ospitarlo nei suoi scatti preziosi, con gli onori che si riservano agli spiriti dei luoghi fatati.

Come accade nelle storie più belle, quelle dove i sentimenti genuini costruiscono trame preziose tra le persone, lo sguardo di Gianni incrociò quello di altri appassionati esploratori che si muovevano poco più a sud, sulle eleganti colline del parco di Veio.
Nacque così un sodalizio tra persone che il territorio lo amano davvero, perché ne vivono suoni, colori e profumi e ne respirano l’essenza più pura.
Una conoscenza nata sui social ma diventata amicizia tra passeggiate e stupore, escursioni insieme, pareri e curiosità da condividere. Si incontrarono la prima volta a Formello e continuarono a frequentarsi nella Tuscia, dove Gianni mostrò ai nuovi amici gli angoli più nascosti del suggestivo triangolo di mondo che si estende tra Bomarzo, Soriano del Cimino e Vitorchiano, paese in cui viveva con la moglie Serena e l’amato cane Ozzy. Li portò tra le acquee ferrose dell’Infernaccio e mostrò loro con orgoglio lo “Stargate”, imponente monumento naturale che lui stesso contribuì a scoprire.

Proprio in quel luogo magico c’è oggi una targa che lo ricorda, apposta dagli amici più cari nel posto che Gianni aveva nel cuore.
La malattia arrivò velocemente e lo portò via a luglio del 2019. Gianni continuava a sorridere, a farsi forza anche quando non riusciva a parlare. Ascoltava “L’Ombra della luce” di Franco Battiato e trovava nei suoi versi la pace di cui aveva bisogno. Sapeva come sarebbe finita, probabilmente, ma agli amici scriveva “Vinco io perché sono un etrusco”.

In questo mondo ha vinto davvero, Gianni Curti, e per questo motivo oggi siamo qui a parlare di lui.
Perché ci sono persone così, che quando se ne vanno lasciano più di una flebile traccia di sé, più di una memoria. Resta nella polvere del sentiero, oggi battuto da chi lo ricorda con affetto e gli porta un mazzo di anemoni rossi. È ancora tra le folate di vento, che in questi giorni di primavera pulisce le vallate dalle ultime nubi. È intagliato sugli alberi e inciso sulle rocce, levigate per molti anni dal suo sguardo curioso.


Gianni salutò gli amici di escursioni con una lacrima, che scese lungo il suo viso in quella triste giornata di luglio.
A quasi sei anni di distanza, però, è ancora qui, nelle sue vallate.

Ha trovato dimora in una terra sacra dove il genius loci accoglie solo i cuori più puri.

Difendimi dalle forze contrarie
La notte, nel sonno, quando non sono cosciente
Quando il mio percorso si fa incerto
E non abbandonarmi mai
Non mi abbandonare mai

Riportami nelle zone più alte
In uno dei tuoi regni di quiete
“. F. Battiato

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