Con un battito di ciglia pulì il mondo intorno a lei e niente fu più come prima.
Solo pochi giorni prima si era decisa: il torpore avrebbe lasciato il passo ad un nuovo vigore, per forza.
Capelli in ordine, come prima cosa.
E poi: alimentazione corretta, trucco e passeggiate.
Fanculo, avrebbe messo anche la mascherina: non sarebbero stati pochi centimetri di stoffa a farle passare la voglia di rimettersi in gioco.
Il lockdown era finito da mesi, ma nella sua testa qualcosa stentava ancora a decollare.
Stavolta non si trattava di uno stato ansioso; era qualcosa di diverso che non riusciva a decifrare.
Eppure ogni tanto si sforzava di uscire di casa, quantomeno per fare la spesa, ma il tedio sembrava non volerla abbandonare più; una molla si era inceppata e scricchiolava arrugginita ad ogni tentativo di energica rivalsa, ad ogni sussulto di timida intraprendenza.
Quel giorno però si era decisa: con uno sforzo in più avrebbe trovato la quadra della situazione.
Era un ventoso venerdi pomeriggio quando uscì di casa; il paese appariva letargico ai suoi occhi.
Quando era piccola, i preparativi per la Sagra dell’Uva interessavano ogni singolo centimetro del centro urbano; quel primo venerdì di ottobre, invece, le sembrò di stare all’interno di una bolla opaca senza alcuna connotazione temporale: avrebbe potuto trattarsi di un giorno di tarda primavera o… perché no? Un pomeriggio invernale insolitamente caldo, talmente l’aria di festa era impercettibile. Le cantine dove di solito venivano allestite le degustazioni di vino erano tutte chiuse e non c’erano manifesti a pubblicizzare l’evento.
Dannato, dannatissimo Covid.
Passò per la via principale con Vasco nell’autoradio e provò a scegliere una meta che non fosse troppo impegnativa per le sua limitata voglia di socializzazione.
Pensò quindi che il centro commerciale sarebbe stato perfetto per bighellonare passando inosservata: anonima tra anonimi, silenziosa nel brusio.
Camminando tra le corsie di detersivi e di articoli per la casa provò di un senso di familiarità che tutto sommato la fece sentire a suo agio.
Solo giunta al reparto cosmetici però scattò la molla all’improvviso, facendo sbalzare via ogni singolo granello di ruggine che la teneva incrostata da mesi.
Le vide lì.
Posizionate sullo scaffale tra pinzette e pennelli vari; racchiuse in una piccola confezione rosa shocking che, se solo avesse potuto parlare, lo avrebbe fatto senz’altro in cinese.
Talmente artefatte da essere meno credibili di un gatto di plastica.
Eppure, appena il suo sguardo annoiato le adocchiò tra mille cianfrusaglie, seppe in un attimo che doveva averle.
Le ciglia finte.
Nerissime, lunghissime. In grado di dare ai suoi occhi un’apertura alare tale da far impallidire un pipistrello, così plasticose da richiedere un’attenzione in più ad ogni accensione di sigaretta, pena ritrovarsi un groviglio informe intorno agli occhi.
Provó un filo di imbarazzo quando allungò la mano per comprarle e, a scanso di incontri inaspettati in cassa, al momento del pagamento si preoccupò di nasconderle in mezzo ad altri piccoli e inutili acquisti che le facessero passare inosservate.
Tornando a casa si rese conto però che stava sorridendo come non le capitava ormai da molto tempo. Un sorriso senza impegno, messo lì, leggero e soddisfatto. Come potevano mai delle stramaledette ciglia finte darle così tanto buonumore?!?
Provò immediatamente ad applicarle, convinta di trasformarsi in un attimo in Bette Davis con il suo sguardo magnetico. La realtà fu ben diversa, tra colla sprecata e dita appiccicose; ad ogni ciglia caduta sulle guance esprimeva un desiderio, domandosi che razza di divinità potesse mai esaudirlo visto che sempre di ciglia fintissime si trattava.
Alla fine però il risultato fu abbastanza soddisfacente, tenuto conto che l’impegno profuso era andato di pari passo alle imprecazioni esternate, alcune delle quali talmente creative da far impallidire i vicini di casa.
Si guardò allo specchio e sì: adesso sì che rideva di cuore.
A metà strada tra una diva degli anni trenta e un enorme pipistrello, pensò di non essersi mai vista cosi bella.
E rise ancora mentre uscì di casa, consapevole del fatto che al primo colpo di vento le ciglia “made in china” avrebbero potuto abbandonarla.
Ma rise di cuore guardando la valle. Il tedio era sparito e la molla era scattata di nuovo.
Con un battito di ciglia pulí quindi il mondo intorno a lei e niente, proprio niente, fu più come prima.
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