L’eredità di Matteotti

L’eredità di Matteotti

E’ stato presentato il 29 gennaio il libro “Giacomo Matteotti. Un anno e mezzo di dominazione Fascista”. La pubblicazione è curata da Stefano Caretti per la Pisa University Press.

Si tratta della ripubblicazione di “Un anno di dominazione fascista” di Giacomo Matteotti, con l’aggiunta di una parte inedita che finalmente vede la luce, a quasi un secolo dalla sua stesura.

Il convegno di presentazione è stato organizzato dalla Fondazione degli Studi Storici Filippo Turati e dalla Fondazione Giacomo Matteotti. La prima pubblicazione dell’opera risale al 1923, anno in cui il giovane segretario socialista Matteotti decise di dare alle stampe una denuncia forte e circostanziata delle alterazioni nei meccanismi di governo messe in atto dai fascisti, alterazioni che andavano inevitabilmente a minare il ruolo fondamentale del Parlamento in materia legislativa. Matteotti sottolineò come l’utilizzo smodato dei decreti legge fosse divenuto una prassi consolidata e come il Governo si facesse beffe anche dei, pur pesanti, rilievi della Corte dei Conti. Si pensi infatti che nell’arco di pochi mesi vennero emanati dall’esecutivo fascista ben 517 decreti legge, 500 dei quali registrati nonostante fossero stati respinti proprio dalla Corte dei Conti. Se a questo si aggiunge che nel 1923 era ancora vigente la legge dei pieni poteri (formulata nel 1915 per dare piena libertà di azione all’esecutivo, all’epoca per motivi bellici) è facile intuire quanto fosse forte il potere accentrato nelle mani del Governo.

Matteotti non arrivò a vedere lo zenith degli abusi del Governo fascista, che si ebbe con le leggi fascistissime del ’26, semplicemente perché venne ammazzato prima, ma ebbe con lungimiranza la capacità analitica di sviscerare e smascherare gli “abusi governativi” dell’esecutivo fascista già allora evidenti a chi volesse vederli.

Il segretario socialista era pronto a integrare la sua prima pubblicazione con nuovo materiale, raccolto nelle lunghissime ore che era solito trascorrere nella biblioteca di Montecitorio. Fu però assassinato il 10 giugno del 1924, giorno in cui aveva previsto di intervenire in parlamento per denunciare alcuni gerarchi fascisti in merito allo scandalo finanziario che coinvolgeva anche il fratello minore di Mussolini, Arnaldo. Questi dati rimasero sepolti e inizialmente furono sequestrati dalla magistratura. Oggi vengono finalmente dati alle stampe e confermano ancora una volta quanto fosse profonda e dettagliata la conoscenza che Matteotti era riuscito ad acquisire dei meccanismi illiberali e antidemocratici posti in atto dal governo guidato da Benito Mussolini.

All’epoca il suo lavoro venne denigrato e sepolto sotto cumuli di bugie dalla crescente propaganda fascista ma oggi torna sotto ai nostri occhi con la stessa forza esplosiva che aveva allora.

È un’opera di grande importanza, dalla quale emerge non solo la figura, gia conosciuta ai più, del Matteotti martire quanto anche l’elevata statura, preparazione e caratura morale del Matteotti uomo politico, che agì sempre, in modo efficace e cristallino, al servizio dello Stato e della democrazia. Pagando con la vita la sua tenacia nel difendere i diritti della collettività. 

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